L'Italia compie 150 anni in termini unitari, ma con una millenaria cultura alla spalle.
Il Risorgimento italiano fu stagione di alti profili e di grandi ideali, coronati e portati a compimento grazie all'impegno e alla determinazione di Casa Savoia.
Oggi il nostro paese si appresta a celebrare la sua storia unitaria e per l'occasione il governo ha reso il 17 marzo Festa Nazionale; ritengo doveroso e auspicabile che tale Festività diventi permanente, affinché le future generazioni crescano nel solco dei valori che mossero i nostri Padri Costituenti.
Naturale menzione al contributo diplomatico, strategico di Camillo Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, Conte di Cellarengo e di Isolabella, che fu decisivo e determinante per la realizzazione del sogno unitario.
Il ricordo va ai caduti di tutte le guerre, che con il loro sacrificio, hanno scritto le pagine di questi nostri primi 150 anni. Oggi è necessario e doveroso un particolare riferimento ai patrioti delle guerre d’Indipendenza dall’Impero Austriaco e alla Spedizione dei Mille capitanata da Giuseppe Garibaldi.
Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio dicendo “Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani” aveva ben chiaro il principale obbiettivo da raggiungere; oggi è fatto inconfutabile che quell’auspicio è stato compiutamente realizzato.
Nel salutare i "nostri primi 150 anni" è doveroso ricordare anche le terre italiane di Istria, Dalmazia e del Venezia Giulia tutto, che pur non essendo sotto la giurisdizione nazionale sono e resteranno sempre nel nostro patrimonio identitario.
Il 2 agosto del 1847 il cancelliere dell’Impero Austriaco, Principe Klemens von Metternich-Winneburg-Beilstein, Conte di Metternich-Winneburg, scrisse una nota al Conte Dietrichstein, in merito ai moti risorgimentali italiani, in cui indicava “… l'Italia è un'espressione geografica …” …
… l’Italia, compiendo 150 anni, ha dato fattiva dimostrazione di essere molto, molto di più.