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| Titolo: SCANDIANO: MAURIZIO CAMPANI TRE VOLTE CAMPIONE ITALIANO CON LA RENAULT CLIO E L'ALFA 147 Mar Mag 03, 2011 12:00 pm | |
| Avere la velocità nel sangue. Comincia in un’officina la storia sportiva di Maurizio Campani, uno dei migliori piloti che questa terra ha offerto all’automobilismo. Da bambino, guardando il padre mettere mano al motore delle sue macchine da corsa il futuro tre volte campione italiano su Clio e Alfa 147, capisce qual è la sua strada: la pista. Oggi Campani ha 44 anni, fa l’imprenditore e il padre di famiglia. Una vita che dopo l’abbandono della carriera sportiva gli ha riservato tante soddisfazioni. Ma le corse, i titoli, le vittorie, quelli no, non li ha dimenticati. “Sono nato in mezzo alle macchine da corsa” racconta ripercorrendo la prima delle tappe di una lunga storia fatta di successi ma anche di momenti drammatici. “Tutto è iniziato nell’officina di mio padre, che ha iniziato la tradizione nel 1970 – spiega - ma solo a 15 anni ho capito cosa significava correre”. Come tanti altri campioni, anche Maurizio inizia dal go kart: ancora nulla a che vedere con le auto vere, con le corse sui grandi circuiti internazionali, ma è qui che si vede chi ha la stoffa. “La prima corsa? Me la ricordo bene, è stata un’emozione incredibile, uno di quei momenti che non si dimenticano perché è un sogno che si realizza. Pensavo che non ce l’avrei mai fatta e invece ero lì, in pista”. Arrivano le prime vittorie e con quelle la consapevolezza di potere andare avanti. Da quel momento c’è stato sempre qualcosa in più da aggiungere”. Per Campani, ormai pilota affermato nel campionati monomarca, si avvicina il periodo d’oro, il culmine della carriera. Il primo grande risultato arriva nel 1993 con il titolo italiano con la Renault Clio. “Da due stagioni sfioravo sempre la vittoria, vincevo la classifica riservata agli esordienti, ma mi mancava sempre qualcosa per il grande passo”. Il 1993 è l’anno della svolta: per tutta la stagione Campani mette in fila dietro di sé gli avversari, rimane saldamente al comando della graduatoria e nessuno è in grado di impensierirlo. “Il primo titolo – dice – è stata un’emozione incredibile, sono sensazioni che non si possono raccontare”. Nel 1998, dopo cinque anni di campionati ad alti livelli, torna un altro grande successo. “E’ stata una stagione difficilissima – racconta – il campionato è stato combattuto fino all’ultimo. Ricordo bene la gara più difficile, in Francia: le qualifiche erano andate male, la tensione era alle stelle” Alla fine, però, è un trionfo e in bacheca finisce il secondo titolo. Ma nella carriera di Campani, come è stato per altri grandi piloti, non ci sono solo i successi. C’è il 2000, l’anno del terribile incidente di Montecarlo. In uno dei luoghi più intrisi di significato per la storia dell’automobilismo, Campani rischia di perdere la vita. “Era il momento in cui stavo per decidermi a fare delle corse la mia professione, non solo un hobby, – ricorda – proprio in quell’anno, alla terza gara della stagione, a Montecarlo sono rimasto coinvolto in un grave incidente. Nel tratto delle Piscine ho fatto un errore”. La Clio 3000 V6 di Campani rimane in mezzo alla pista con il serbatoio rotto mentre arriva a fortissima velocità un’altra auto. Il pilota non riesce ad evitare l’impatto. La Clio di Campani prende fuoco. “Sono rimasto tra le fiamme una ventina di secondi – racconta – poi, in un momento di lucidità, ho trovato la forza di uscire dall’abitacolo”. Il risultato è un mese di ospedale con gravi ustioni in diverse parti del corpo. “In quel momento – dice con un sorriso – ho deciso che avrei fatto il papà”. Ma non è ancora giunto il momento di abbandonare le corse: quando la competizione è nel tuo dna, lo shock e le ferite non sono sufficienti a tenerti lontano dalla pista. E Campani qualcosa da dire lo ha ancora: alla guida di un’Afla 147 nel 2003 è per la terza volta campione italiano. Quattro anni dopo è il momento di dire addio alle gare: oggi Campani si dedica alla sua azienda e alla sua famiglia. Ma c’è qualcun altro in famiglia che ha intenzione di raccogliere il testimone: il fratello di 19 anni è già un pilota. Questione di dna. Intervista realizzata dalla Voce del Comprensorio | |
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